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Wednesday, September 29, 2010

La BP in Texas e in Sicilia



I personally believe that BP,

with its corporate culture of greed over profits,
murdered my parents.

Eva Rowe, i cui genitori sono morti
nell'esplosione di una raffineria
BP in Texas nel 2005


Il 23 marzo 2005 una raffineria di petrolio esplose in Texas - 15 morti. 170 feriti.

Fu il piu' grande incidente sul lavoro negli USA dal 1990. Subito ci fu una investigazione della US Chemical Safety Board che giunse alla conclusione che la colpa era della BP che per ottimizzare i guadagni stava stracciando tutte le misure di sicurezza, producendo di piu' di quanto la raffineria potesse sostenere e tagliando sulle operazioni di formazione del personale.

Le accuse furono di violazioni criminali della sicurezza e dell'ambiente, e ci furono diversi procedimenti legali da parte delle famiglie delle vittime.

Vennero identificati problemi alle strutture, al modo di valutare i rischi, al modo in cui la raffiniera era gestita, alla cultura lavorativa promossa dalla BP, alla manutenzione, alle ispezioni, alla salute dei lavoratori e agli aggiornamenti sulla sicurezza. Praticamente non funzionava bene niente - infatti trovarono 700 infrazioni!

Nel report la ditta esterna incaricata di valutare la raffineria scrisse queste testuali parole:

We have never seen a site where the notion 'I could die today' was so real.

Non abbiamo mai ispezionato un sito dove il concetto di "Potrei morire oggi" e' cosi' reale.

Successivamente la stessa commissione decise di investigare tutte le altre operazioni BP negli Stati Uniti.

La BP e' una ditta inglese, nata prima come Anglo-Persian Oil Company, dopo la prima guerra mondiale quando le tocco' il petrolio dell'Iran, poi diventata British Petroleum, e ora solo BP (forse si vergognano della parola petrolio?).

Nel corso degli anni ha acquistato varie ditte americane - la Amoco e la Arco - e cosi adesso gestisce diverse raffinerie qui negli Stati Uniti.

La commissione trovo' che in tutte le cinque raffinerie BP degli Stati Uniti ci fossero violazioni gravi sulle norme di sicurezza - intanto ci furono altri incidenti, dopo lo scoppio del 23 Marzo, fughe di idrogeno solforato, un morto e vari feriti nella stessa raffineria.

Finalmente, cinque anni dopo e vari tentativi da parte della BP di trovare scuse e scorciatoie, una prima sentenza. In data 12 Agosto 2010, la BP e' stata condannata a pagare almeno 50 milioni di dollari per le infrazioni sulla sicurezza nel suo impianto di Texas City.

L'ente americano per la sicurezza OSHA (Occupational Safety and Health Administration) afferma che la condanna e la cifra "riflettono giustamente il poco rispetto che la BP ha mostrato verso la sicurezza sul lavoro".

L'OSHA aveva chiesto 80 milioni di dollari, da pagare al governo federale, la piu' grande multa mai chiesta da questo ente. La BP si rifiuta di pagare i restanti 30 milioni di dollari, e probabilmente ci saranno altri sviluppi su questa cifra - il solito gioco del speriamo che ci si stanchi. Speriamo che l'OSHA tenga duro.

La BP e' stata anche obbligata a spendere 500 milioni di dollari per ulteriori aggiornamenti sulle misure di sicurezza, dopo che gia' ne aveva spesi 1 miliardo negli anni scorsi dopo l'incendio. Loro stessi affermano di avere pagato 1.6 miliardi di dollari per ricompensare le famiglie per la morte dei loro familiari.

Tutti questi soldi paiono tanti, ma nel 2005 gli utili della BP per la raffiniera di Texas City sono stati di un miliardo di dollari.

Solo per l'anno 2005 e solo per quella raffineria.

E' evidente che gli fa un baffo 50 milioni di dollari al governo federale. Per di piu' ci e' dovuto scappare il morto, anzi 15 per avere migliorie sulle misure di sicurezza.

La BP e' la responsabile del disastro nel golfo del Messico. 11 morti e tre mesi di fuoriuscite incontrollate di petrolio - il piu' grande disastro ambientale della storia americana.

La BP ha in programma di trivellare a 100 km da Lampedusa. Pochissimi lo sanno, e ancor di meno ne sono preoccupati.

Io non gli darei nemmeno da tagliare l'erba del mio prato a questi. Ma poi, non e' solo la BP - io sono convinta che tutte queste ditte petrolifere, chi piu, chi meno, cercano di tagliare e di spremere tutto lo spremibile dalla gente. I Moratti sono tanto piu' attenti? L'ENI e' tanto piu' attenta? La Forest Oil, la Aleanna Resources, la Petroceltic, la MOG saranno tanto piu' attente?

Ho i miei dubbi.

Fonti: Wikipedia, BBC, CBS

Thursday, September 23, 2010

Il petrolio nell'Artico





 
In questi giorni si sta svolgendo una conferenza mondiale per capire come trivellare l'Artico, la calotta polare dove e' stimato esserci 1/3 del petrolio mondiale.

E' la Russia si porta avanti, nella corsa verso il baratro. La BBC riporta che al Cremlino hanno deciso di costruire varie centrali nucleari galleggianti per fornire luce, calore e energia alle operazioni petrolifere nell'artico.

Centrali nucleari il per petrolio!

Un po come noi in Abruzzo: a Rocca San Giovanni vogliono costruire la nave desolforatore a mare, in Russia le centrali nucleari a mare, come fossero casette della lego.

La compagnia che vuole creare questo mostro nell'Artico si chiama Rosenergoatom e il suo capo e' un tale Sergey Zavyalov che dice alla BBC:

These floating nuclear power stations have very good potential, creating the conditions for exploring the Arctic shelf and setting up drilling platforms to extract oil and gas. Work in the Arctic is very complicated and dangerous and we should ensure there's a reliable energy supply.

Cioe' dice che le centrali nucleari hanno un ottimo potenziale, e che siccome e' tutto molto pericoloso e complicato nell'artico, e' opportuno avere una fonte di energia certa.

Il tizio poi continua: ciascuna centrale nucleare costera' circa 400 milioni di dollari, puo' restare in posizione per 12 anni ed e' sufficiente per alimentare 45 mila case. Cioe' tutto questo dispendio di energie e di risorse per trivellare petrolio.

Perche' fanno questo? Perche' i campi petroliferi della Siberia sono ormai maturi, e si teme il calo della produttivita'. E cosi visto che anche la Russia e' un petrol-stato, visto che la sua economia dipende dal petrolio e dal gas per il 60% delle sue esportazioni, non resta che cercare nuovi giacimenti. In Artico appunto e usando partner stranieri, che sono piu' esperti e che magari hanno piu capitale.  

Della serie: ma se invece di inventarci tutte queste cose, usassimo la creativita' umana per USCIRE dal petrolio?

Se investissimo tutte queste risorse in un modo sano? Visto che e' cosi pericoloso trivellare l'Artico, visto che nessuno sa bene trivellare sotto i ghiacci o peggio ancora come fare in caso di incidenti, non e' meglio lasciare l'Artico indisturbato?

Misteri petroliferi. 



Fonti: BBC

Tuesday, September 21, 2010

Viaggio a Rodi


Pescara, Luglio 2009. L'ENI (il cane) e l'Abruzzo (la signorina). Chi potra' mai dimeticare quella scenetta? Il cane e' Daniele, abruzese di Barcellona la cui storia e' finita su MTV

In questi giorni sono per lo piu' lontana dal computer perche' sono ad un convegno di lavoro sul'isola di Rodi - che per 35 anni e fino alla seconda guerra mondiale e' stata italiana.

Ne approfitto per un po di notizie random.

Sulla strada del ritorno a Los Angeles mi fermo per un paio di giorni a Rovigo, per un altro convegno sul petrolio in Veneto. nel basso Veneto infatti c'e' un altra concessione petrolifera che la Aleanna Resources vorrebbe sfruttare per cercare petrolio. Questa Aleanna Resources e' un altra micro-ditta con sede centrale nel Texas e che aveva gia' pensato di trivellare la Murgia, in Puglia e il nord della Basilicata.

Gia' in estate, grazie a Cosimo Forina, abbiamo fatto un altro incontro nella citta' di Spinazzola, c'era anche Carlo Vulpio del Corriere della Sera e sono contenta di poter dire che proprio qualche giorno fa la Aleanna resources ha annunciato che si ritira dalla Murgia, ma non dalla Basilicata.

Perche' se ne sono andati dalla Puglia e non dalla Basilicata? Perche' Niki Vendola non e' Vito de Filippo? Perche' i pugliesi hanno protestato? Perche' Angelo Zambrino e' lucano e non pugliese? Un po tutte queste cose messe insieme? Ad ogni modo e' un altro passo in avanti e mostra ancora una volta quando importante sia l'informazione e la pressione popolare.

Altre notizie sono che Vasto Domani ha deciso di pubblicare la pagina di giornale che con tanta pazienza abbiamo curato durante l'estate e il cui testo e' stato preparato dalla sottoscritta. Anche Chissidicie, una rivista del Bombese, curata da Antonio Piccoli la pubblichera' fra poco.

Domani esce un articolo sul Corsera a firma di Dacia Maraini sulla questione petrolio in Abruzzo, e per presentare un libro sulla questione petrolio da un punto di vista legale.

Infine, se ricordate il cane a sei zampe della manifestazione del Luglio 2009, quello era Daniele, un ragazzo di Alba Adriatica che ora vive a Barcellona. La sua storia e' finita su MTV nel video qui.

La semplicita' delle cose che dice, le cose a cui aspira, la dignita' dei suoi progetti, rendono la sua storia poetica e disarmante. Mi ricorda mio padre per tanti versi - partito povero e per avventura e a cui l'America ha dato opportunita' e soddisfazioni.

L'Italia - perche' siamo ridotti cosi?

Thursday, September 16, 2010

Angelo Zambrino e le scemenze petrolifere




Il governo italiano, miope e assolutamente incurante della sua gente - che si tratti di scuola, del razzisimo, della corruzione, della mafia, non finisce mai di farmi vergognare. Specie perche' vedo come funzionano le cose altrove.

Bastava gia' l'articolo di James Waltson, The bordello state - Lo Stato Bordello a far accapponare la pelle, e non perche' dice cose cattive dell'Italia ma perche' dice la verita'.

Ora il governo italiano non ha niente di meglio da fare che attaccare i propri cittadini, rei soltanto di avere l'interesse a che la loro nazione non diventi ancora di piu' una pattumiera tossica.

Infatti il 15 settembre 2010, viene pubblicato un articolo sulla Sezione "Rassegna Stampa" del governo italiano di un tale Angelo Zambrino dove c'e' scritta una scemenza dietro l'altra in merito alle estrazioni petrolifere in Basilicata. Se non ho capito male il tizio ha 28 anni, ed e' annoverato fra le fila del Movimento per l'Autonomia fondato dal presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, e una sorta di nuovo (micro) partito di destra.

L'articolo, dal titolo "Il petrolio e la falsita' dei presunti difensori dell'ambiente" viene dal Quotidiano della Basilicata, una pubblicazione locale che viene sbandierata sotto stemma e logo della nostra nazione.

Ne deduco che questa e' la posizione ufficiale del governo italiano visto che non parlano mai di altre notizie dove si mostrano i danni che il petrolio ha portato in Italia - e da testate ben piu' note che il Quotidiano della Basilicata.

Ad occuparsi di petrolio in Italia e generalmente con messaggi di condanno sono stati la BBC, la TV Al Gore, France 24, the Daily Finance, la Repubblica, il Corriere della Sera, il Financial Times, Oceana, la RAI, la Stampa, Famiglia Cristiana. Di loro, nada.

In particolare Zambrino si riferisce alla questione del pozzo di petrolio Alli2 che l'ENI vuole trivellare a poche centinaia di metri dall'ospedale civile di Marsicovetere, e per il quale io commentai cosi: Claudio Cantiani, medico e sindaco del far west petrolifero.

Infatti, un medico che lascia far costruire i pozzi di petrolio dietro l'ospedale, che razza di medico e'?

Il nostro amico Zambrino parte con la leggenda del Not in My Backyard - non nel mio giardino. Fra l'altro e' backyard e non garden. Comnque. Gia' questa dovrebbe farci riflettere, visto che e' un concetto inventato e propagandato da petrolieri e lobbisti vari per schernire le popolazioni che si oppongono alla morte e all'inquinamento nel loro backyard.

Chi dovrebbe preoccuparsi se non chi vive li vicino e dovra' convivere con idrogeno solforato, incendi e puzze tutto l'anno? Se ne deve occupare Greenpeace? Obama? Madre Teresa? No, e' ovvio che i residenti saranno i primi a preoccuparsi e a dare l'allarme.

E comunque vorrei dire al signor Zambrino - di cui non si conoscono le credenziali scientifiche - che la sottoscritta non ha il backyard a Marsicovetere, ma a Santa Monica.

Zambrino porta ancora avanti la pappardella che lui usa la macchina e che dunque il petrolio serve. Anche io ho una macchina, anche io prendo aerei e anche io uso petrolio in un modo o nell'altro. Questo perche' non ho deciso io di nascere in una fossil-fuel economy. Ma questo non vuol dire che non debbano esserci alcuni posti SACRI e inviolabili e che non si possa iniziare a CAMBIARE le cose. Se in tutto il mondo si capisse veramente che significa trivellare, e se in tutto il mondo tutti fossimo NIMBY, e allora avremmo gia' abbandonato il petrolio da un bel po.

Secondo la logica di Zambrino trivelliamo allora Cortina D'Ampezzo? Trivelliamo Piazza San Pietro? Trivelliamo Piazza San Marco? Beh, in fondo siamo sulla buona strada in Italia, visto che gia' trivelliamo parchi, spiaggie e vigneti e visto che c'e' pure la malsana idea di trivellare la laguna di Venezia!

Signor Zambrino: il mondo ha bisogno di petrolio, ma c'e' bisogno ancora di piu' di aria sana, di cieli limpidi, di polmoni puliti, di miele senza petrolio, di assenza di discariche illegali di scarti petroliferi, di dighe senza liquami petrolfieri, di sorgenti di acqua non contaminate, di malati che possano guarire in un ospedale invece che mettersi in corpo altra monnezza.

Capisce? L'Italia non e' il posto giusto per trivellare. Siamo un altra cosa rispetto ai pozzi di petrolio. Siamo una nazione densamente popolata, con pochi spazi desertici o abbandonati. Siamo il paese - in teoria - dei campi, del mare, dei prodotti della terra, della qualita' della vita. Chi vorra' mai venire a vedere campi di petrolio?

A me pare sempre che questa folle corsa al petrolio - ma anche agli inceneritori, alle discariche, alla distruzione dell'ambiente in generale - sia solo una maschera per coprire il fatto che chi governa NON SA GESTIRE tutte le potenzialita' dell'Italia. Non sa fare del giardino del mondo, un giardino di benessere economico per chi ci vive.

Se lo sapessimo fare, la Basilicata - bella, selvaggia, semisconosciuta ai turisti potrebbe diventare un polo di attrazione turistica. Guardi solo la Toscana. Lei sente mai parlare di pozzi di petrolio li? No, perche' hanno puntato su altre cose, turismo e immagine agreste e vitivinicola.

Il petrolio non si sposa mai con una vita sana
ed economicamente prosperosa.
Mai.



Zambrino poi passa alla rassegna di tutti i supposti benefici che il petrolio ha portato in Basilicata e alle famose royalties. Non capisce che non possano esserci royalties a compensare l'aumento smisurato di tumori in Basilicata, e come dicevo prima a petrolio nel miele, nei campi, nelle acque delle dighe, nelle sorgenti e nelle falde idriche.

E poi non si rende conto, che anche se quei soldi a lui paiono tanti, in percentuale sono pochissimi! Come detto gia' Mr. Gheddafi si tiene il 90% degli introiti petroliferi. Da noi solo il 10%, da spartire fra Roma e enti locali.

Ma lei, Signor Zambrino, lo conosce Pisticci? Anno 2009: 30 pozzi, un centro oli. Royalties: 2500 euro. Questa e' la ricchezza?

Alla fine, e' lui stesso che commenta da se

Sono tanti altri gli strumenti giunti dall'oro nero e comunque sempre pochi rispetto a quelli sognati circa un ventennio fa, ma sempre meglio di niente. Piuttosto di continuare a far baccano inutilmente, sarebbe meglio lottare per ottenere di piu' .

Meglio di niente. Della serie, continuiamo a distruggere tutto, basta solo che ci danno un altro po di quattrini. E quale sarebbe il prezzo Mr. Zambrino? Mi dica, qual'e' il prezzo giusto per la SUA salute?

Ovviamente non puo' mancare il solito fatalismo ital-merdionale dell'io non ci posso fare niente:

Nessuno, oggi, è in grado di impedire al cane a sei zampe, ai francesi della Total e a chiunque altro verrà, di perforare, coltivare e fare utili a diversi zeri sul nostro territorio.

Beh, certamente non sara' lei a impedire niente a nessuno, visti i presuposti.

Per un volta, dico, indossiamo l'abito della furbizia e cerchiamo di ottenere il massimo. Cerchiamo di spremere l'Eni come un limone e recuperiamo quanto pi èpossibile. Solo questa a mio giudizio è la strada da percorrere, per tentare ancora una volta l'ebrezza di poter affermare un netto e sentito Padroni a Casa Nostra.

Bene, inizi lei a fare questa crociata in prima persona e mi faccia sapere come va a finire. Ma prima mi dica, quanto vale la sua salute?

Ma poi non e' Nimby anche questo?

Fonti: Il Giornale






Wednesday, September 15, 2010

Il Petrolio a Malpensa



Siccome l'aereoporto di Malpensa ha pochi guai, ora hanno deciso di aggiungerne altri. La ditta petrolifera Northern Petroleum, che abbiamo gia' incontrato in Puglia perche' vuole trivellare il mare del gargano, ha deciso di voler bucare anche una zona a ridosso dell'aereoporto di Milano.

La Po Valley ci aveva gia' provato in Lombardia con il suo manager Pierluigi Vecchia che diceva di volere trivellare l'Italia "per ragioni affettive". Ne avevamo gia' parlato un po di tempo fa, e anzi a suo tempo andai pure a tenere una conferenza informativa in Brianza.

Ora tocca alla Northern Petroleum, altri australiani dimostrare il proprio affetto per l'Italia.

Del resto le mappe parlano chiare, e basta solo guardare le cartine che tira fuori il ministero delle attivita' produttive per vedere che colabrodo l'Italia diventera' - solo che invece di acqua in mezzo al colabrodo ci passera' petrolio amaro, puzzolente e inquinante. Una bella vista per chi atterra a Malpensa!

I comuni interessati questa volta sono Lonate Pozzolo, Golasecca, Ferno e Mercalli. Pare che il petrolio sia sotto un bosco proprio vicino all'aereoporto.

E ancora una volta il copione e' sempre lo stesso - sindaci ignoranti che parlano di opportunita', di bisogno di studi da parte delle ditte petrolifere, che si fidano dei petrolieri come se quelli avessero a cuore Lonate Pozzolo o Golasecca. Sindaci che fanno le battute, senza davvero chiedersi cosa significhi avere il petrolio dietro casa e soprattutto senza credere di essere loro i padroni del loro territorio.

Dice infatti il sindaco Piergiulio Gelosa, sindaco di Lonate - scherzosamente, invece di essere preoccupato:

Secondo un primo studio di questa Northern Petroleum anche la nostra zona potrebbe "galleggiare" sul petrolio, ma è chiaro che è tutto da verificare. Non avendo avuto molto fortuna in cielo chissà che non ne avremo di più sotto terra.

E' qui che io mi arrabbio.

Non e' la Northern Petroleum che dice che forse c'e' petrolio a casa tua e tu abdichi alle loro verifiche. Perche' dopo le verifiche, verranno le richieste per un pozzetto, e poi per dieci, e poi per camion, infrastrutture, reti, raffinerie. E poi ti sei giocato la tua vita sana.

Dovrebbe invece essere un popolo intelligente e cosciente a decidere se come collettivita' si vuole diventare un distretto al petrolio, e se la risposta e' si, allora si procede con studi, trivelle, buchi, monnezza tossica e piani Seveso.

Ma la decisione a monte deve essere tua e non della Northern Petroleum.

Ovviamente per dire delle cose cosi' il tipo in questione non legge i giornali, non sa che l'industria petrolifera non porta fortuna a nessuno, se non ai petrolieri.

Eppure Trecate non e' lontana, eppure la Brianza e le dure lotte contro la Po Valley non e' lontana, eppure il disastro della Louisiana dovrebbe avuto far riflettere. Visto il livello a cui siamo dubito che sappia persino cosa stia succedendo in Basilicata dove trovano petrolio e derivati dell'industria petrolifera nel miele e nelle dighe di acqua potabile. O che la Northern Petroleum vuole bucare il canale di Sicilia in acque profonde, proprio come la BP in Louisiana.

Ma a noi il petrolio ci portera' fortuna invece.

Come sempre in Italia - si va avanti verso il futuro con passivita', sperando che Godot, la Northern Petroleum, la provvidenza divina, ci portino fortuna. Speriamo, cosi' ci possiamo godere la dolce vita - finche' dura.

Dove finiremo mai in questo paese.

Fonti: Varesenews



Monday, September 13, 2010

Trecate, altri scoppi




Ovviamente non ne parla nessuno a livello nazionale, ma gli scoppi e gli incendi si ripetono nelle raffinerie italiane e occorre solo avere la briga ogni tanto di andare a spulciare la cronaca locale.

Le ultime da Trecate, in provincia di Novara, dove nel 1994 esplose un pozzo di petrolio che inquino' campie risaie per anni. Il sito ok-italia.net, che si occupa della cronaca locale di Trecate riporta ben due incidenti nelle scorse due settimane.

Ieri, domenica 12 settembre e' divampato un incendio in raffineria, dopo un altro il 31 agosto. Nubi nere visibili in lontananza, segnalazione di emergenza , paura, impianto totalmente evacuato. Ieri la raffineria e' stata messa sotto sequestro dalla procura di Novara fermando in gran parte l'attivita' produttiva. La procura vuole indagare se le norme di sicurezza siano rispettate.

Intanto

Le Parlamentari Franca Biondelli ed Elisabetta Rampi e i capigruppo alla Provincia e al Comune, Turchelli e Ferrari, manifestano una forte preoccupazione per il ripetersi di incidenti, anche gravi, presso le raffinerie Sarpom di Trecate.

La vicinanza dello stabilimento a diversi siti di stoccaggio di idrocarburi unita al necessario transito, nella zona, di cisterne cariche di gas, espone l'intera popolazione dei comuni limitrofi a grandi pericoli che impongono una rigida osservanza delle norme di sicurezza.

I recenti episodi, incluso l'ultimo di stamane che ha richiesto l'evacuazione dello stabilimento, sono il segno che l'attenzione va mantenuta alta al fine di tutelare la sicurezza, la salute e l'ambiente. Per questo motivo, alla ripresa dei lavori parlamentari e come già fatto pochi mesi fa sulla vicenda dei 'treni killer', verranno presentate interrogazioni ai ministri competenti e ci si attiverà al fine di capire quali sono i rischi e le responsabilità di questi gravi episodi.




Questo e' per capire che non e' che mettono un pozzo e finisce li. Il pozzo porta con se raffinerie, camion, tubi, oleodotti, stoccaggi di roba tossica, incidenti. E' tutta l'economia che cambia e la gente e' costretta a vivere con questi incubi tutti i giorni, per nulla in cambio.

La raffineria Sarpom sorge al confine con il parco naturale del Ticino e appartiene a quei gran signori della Exxon-Mobil, la piu' grande azienda petrolifera del mondo, la cui storia e' impregnata di morte e di dolore, dai giorni della Standard Oil di Mr. Rockefeller, passando per la Exxon-Valdez e che negli USA vengono ripetutamente condannati a pagare milioni e milioni di dollari per inquinamento.

Sono anche i padroni di quell'altro paradiso terrestre che e' la raffineria di Augusta, in Sicilia per la quale dicono

La difesa dell’ambiente è uno dei principali obiettivi che la raffineria Esso di Augusta si è impegnata a perseguire, nell’ottica di salvaguardare la sicurezza e la salute dei suoi dipendenti e dei terzi coinvolti nelle sue attività, nonché della comunità esterna.

Dal loro sito per Trecate dicono

Attraverso i continui interventi di rinnovo tecnologico e le progressive espansioni la Sarpom non si è prefissata come unici scopi il miglioramento della redditività ed il raggiungimento di una sempre maggiore capacità di ottenere prodotti ad alto valore aggiunto, ma ha sempre considerato quali obiettivi prioritari la sicurezza del personale proprio ed appaltatore, la tutela della salute, il rispetto dell'ambiente e della comunità.

Infatti si vede - 2 incendi in 15 giorni, altro che rispetto dell'ambiente e della comunita'!

E' tutta propaganda e sono tutte parole vuote - in caso non lo sapessero una raffineria e' intrinsecamente incompatibile con il rispetto dell'ambiente e delle comunita'. Ma lo sanno anche loro, e' solo che e' meglio non sapere.

Fonti: ok-italia.net 1, ok-italia.net 2, ok-italia.net 3, Exxon-Mobil Italia

Saturday, September 11, 2010

ENI: Priolo e propaganda




... a special emphasis on the values that have always
been an intrinsic part of who we are

ENI - 60 anni di inquinamento

A giudicare dal sito web dell'ENI pare che siano una compagnia di benefattori dell'umanita'.

Promuovono l'African day. Promuovono un festival di musica internazionale detto Mito, a Milano e a Torino. Promuovono il Don Carlo di Giuseppe Verdi alla Scala. Promuovono una mostra di Caravaggio. Promuovono il mondo delle macchine da corsa. Hanno pure un sustainability report.

La parola petrolio non compare mai sul loro sito, come se producessero strumenti musicali. Bisogna andare su un link microscopico e cliccare su vari siti per arrivare alla pagina "Litigation", che significa cause in corso, e dove c'e' scritto

Eni is involved in civil and administrative proceedings and legal actions related to the normal pursuit of its businesses. The following tables indicate current suits concerning environmental issues and suits concerning Antitrust and Regulatory affairs.

L'ENI e' coivolta in processi civili e amministrativi collegati alle NORMALI attivita' del suo business. Le seguenti tabelle indicano tutte le cause ambientali e collegati all'Antitrust e agli affari regolatori.


Segue una tabella di cause in tutta Italia e nel resto nel mondo. Ma la cosa interessante e' che dicono che questo e' NORMALE.

L'ENI pensa cioe' che sia NORMALE praticare in Nigeria il gas flaring, con le quali i suuoi uomini bruciano gas residui del petrolio fra i villaggi, lasciando i nigeriani nella poverta' assoluta, avvelenando i loro campi e la loro pesca. L'ENI pensa che sia NORMALE che sia stata condannata a piu' di 250 milioni di dollari di multa per tangenti in Nigeria.

Tanto c'hanno l'African day.

L'ENI non menziona da nessuna parte nel suo sito che sono stati condannati dall'Unione Europea a ripulire il mare siciliano, dopo averlo inquinato per anni, negando e ostinandosi ad affermare il contrario.

La notizia e' circolata solo sei mesi fa, e non ricordo di averla letta sul nessuna testata nazionale. In Lussemburgo infatti, il 9 Marzo 2010, la corte di giustizia della corte europea ha affermato che l'ENI e la sua associata Syndial - ex Enichem - devono pagare per ripulire il mare di Priolo-Augusta-Melilli che hanno inquinato per decenni.

La corte europea ha affermato che anche se non si puo' provare esattamente che l'inqunamento e' dovuto a ENI e compari, queste ditte devono pagare lo stesso secondo del principio di "chi inquina paga".

La causa andava avanti da tanto tempo. In precedenza, l'ENI, la Syndial e la Erg avevano fatto ricorso dicendo che siccome non c'e' mai stata nessuna investigazione formale non e' possible stabilire un legame definitvo fra le loro "attivita'" e la contaminazione del mare a Rada di Augusta.

Ma l'Europa gli ha detto: beh, siccome siete cosi vicino alle zone inquinate e siccome la monnezza tossica dei mari siciliani e' roba usata nelle raffinerie, allora e' molto probabile che i colpevoli siete voi, e dunque pagate.

Questo vale anche per l'inquinamento futuro che potrebbero causare in Sicilia, e apre le porte a decisioni simili per altre zone inquinate d'Italia, fra cui la laguna di Venezia e Napoli.

L'ERG non ha avuto nulla da dire, e nemmeno l'ENI. Meglio far finta di niente e pensare a Caravaggio. La mia domanda e' pagheranno davvero? Puliranno davvero il mare? Qualcuno controllera'?

L'ENI sta li dagli anni cinquanta, ed e' da almeno trenta anni che i tassi di cancro, di bambini con deformazioni e di malattie in generale aumentano nel triangolo della morte siciliano fra Augusta-Priolo-Melilli, ma questo all'ENI non gli interessa.

Interessa ancora meno ai politici italiani, che non controlleranno, non interverranno, non faranno gli interessi degli italiani.


Fonti: Earth Times, Ecoblog

Wednesday, September 8, 2010

La Texaco e il lago scomparso






Il 20 Novembre 1980 la ditta petrolifera Texaco - ora di proprieta' della Chevron - decise di trivellare un pozzo esplorativo in un lago della Louisiana chiamato Lake Peigneur, collegato al mare tramite il Delcambre Canal.

Questo lago era di acqua dolce, profondo solo 3 metri e la gente ci andava a pesca. Un normale laghetto, circondato da giardini, alberi, il parco botanico Live Oak Gardens e centri ricreativi. Sulla riva del lago c'era anche una miniera di sale, operata dalla ditta Diamond Crystal Salt Company. Il sale era per la maggior parte in profondita', sotto l'acqua del lago e i lavoratori entravano nella miniera dalle sponde, proprio come una miniera normale, solo che sulle loro teste c'era il lago.

Quel giorno di Novembre, la Texaco fece il suo buco esplorativo. C'erano 12 lavoratori. Il buco non era tanto profondo, ma misteriosamente ad un certo punto la trivella si inceppo'. Si udirono dei piccoli scoppietti. La trivella si inclino'. I lavoratori si allarmarono e abbandonarono la piattaforma che avevano costruito per la modica cifra di 5 millioni di dollari.

Dopo un po' videro la piattaforma - di cento metri di altezza - sprofondare e svanire in quelle che in teoria dovevano essere acque poco profonde. Videro anche un vortice crearsi, e diventare sempre piu' grande e aggressivo.

Intanto gli altri lavoratori, quelli della miniera del sale sottoterra, videro l'acqua entrare nelle viscere delle terra. Fuggirono anche loro.

La Texaco aveva sbagliato a fare i calcoli. Invece di trovare petrolio avevano bucato la miniera di sale e avevano creato un pozzetto che collegava l'acqua del lago ai depositi salini sottoterra - una ricetta per il disastro che si stava preparando.

Il vortice divenne violentissimo, TUTTA l'acqua del lago venne risucchiata dal buco della Texaco, che fini' inghiottita sottoterra, allago' la miniera e penetro' nel sottosuolo. Una scena infernale - la piattaforma fu risucchiata, cosi pure 11 barche, gli alberi della riva del lago, circa 250,000 metri cubi di terra, un parcheggio multipiano. Tutto sparito.

15 miliardi di litri di acqua finiti sottoterra in poche ore.

La perdita di acqua fu' cosi grande e veloce che il canale che collegava il lago al mare, cambio' direzione. L'acqua invece di scorrere dal lago al mare, inizio' a scorrere all'incontrario. Il riflusso fu cosi violento che l'acqua rigurgito' pure dagli stabilimenti minerari sulla terraferma, creando dei geiser artificiali di centinaia di metri di altezza.

Nessuno mori' per fortuna, ma il lago e' oggi una cosa diversa da quel che era prima. E' un lago di acqua salata, piu' basso di quello che era prima. L'ecosistema e' totalmente diverso.

La Texaco pago' 32 milioni di dollari per il disastro ai proprietari della miniera di sale, e quasi 13 milioni di dollari ai giardini Live Oak Gardens che ora non esistono piu'. La miniera operava dal 1919. Cose che capitano.

Da History Channel





Fonti: Swirling vortex of doom, Wikpedia

Saturday, September 4, 2010

Tar Sands del Canada: fiumi al petrolio





Lo sappiamo tutti che l'industria del petrolio e del gas - OVUNQUE - cerca di bavagliare le informazioni, di fare finta che vada tutto bene e di dire che loro sono santi e che l'inquinamento, i tumori, i disastri, gli incendi sono sempre colpa di qualcuno o qualcos'altro, o peggio che "sono presenti in natura" e che dunque non e' colpa loro.

Delle Tar Sands del Canada abbiamo gia parlato tante volte su questo blog. Quello che stanno facendo in Alberta e' veramente scandaloso - abbattono foreste intere per tirare fuori bitume, e da questa sostanza asfaltosa spremono fuori petrolio, con un enorme dispendio di energia, creando vasconi pieni di zozzerie che si possono vedere anche dallo spazio, sprigionando vapori tossici dappertutto. Basta solo dire che e' per colpa delle Tar Sands se il Canada non rispetta i parametri di Kyoto.

I governanti fanno finta di niente, i petrodollari sono potenti e li non ci abita quasi nessuno.

E' quel quasi che e' triste, perche' invece ci sono le comunita' di indiani d'America colpiti misteroiosamente da tumori rari, e perche' li ci sono anche riserve idriche del bacino dell'Athabasca river, il fiume da cui gli indiani prendono i loro pesci e che e' parte integrante delle loro vite - e di tutti quelli che usano quel bacino idrico nelle loro vite.

La gente dice che l'acqua che prima bevevano tranquilli e' ora oleosa, amara e salata. Dopo l'ebollizione l'acuqa lascia residui marroni nelle pentole e i pesci sono deformati.

Un residente dice

“Pushed in faces, bulging eyes, humped back, crooked tails . . . never used to see that. Great big lumps on them . . . you poke that it sprays water.”

Faccie schiacciate, occhi fuori dalle orbite, schiene gobbe, code storte. Mai viste prima. Grandi bolle sui pesci. Li spremi e esce acqua.

Le preoccuopazioni degli attivisti sono note da anni, e da anni chiedono maggiori controlli, interventi. I sospetti sono sempre stati molto forti che le sostanze di scarto dell'industria petrolifera finisse nelle acque dell'Athabasca river, ma la autorita' hanno sempre risposto che era madre natura che inquinava, e non i petrolieri.

Fra glai altri, il capo dell'agenzia governativa Alberta Environment, tale Preston Mc Earchen ha affermato proprio in data 30 Agosto che l'attivita' petrolifera non ha avuto impatti sull'ecosistema e che "l'erosione" che si nota e' dovuta ad elementi naturali.

Un po' come quando in Basilicata dicono che la colpa dell'inquinamento e' dei pastori, o dei vulcani, o dell'agricoltura. Tutto fuorche' del petrolio.

Entra ora in scena David Schindler della University of Alberta ad Edmonton. Lui risponde al governo

The propaganda put out by industry and the Alberta government is that this huge industry is not polluting the river at all. It’s absolute nonsense — and, of course, that’s the reason we designed our new study.
La propaganda che mette fuori ll;industria del petrolio, assieme al governo dell'Alberta e' che questa enorme industria non inquina il fiume. Questo e' assolutamente insensato ed e' per questo che abbiamo disegnato i nostri nuovi studi.

E cosa ha trovato questo gruppo?

Hanno trovato che le concentrazioni di arsenico, mercurio, rame, chromo, nickel, selenio, berillio, piombo, cadmio, argento, zinco, antimonio e thallio sono TUTTE maggiori a valle degli impianti petrolifieri piuttosto che a monte.

Questo e' stato verificato per acqua - e anche per neve, in direzione controvento o a favore di vento. In alcuni casi si e' arrivati a concentrazioni 5 o anche 30 volte superiori, a seconda che l'impianto potesse intaccare acqua o neve.

Hanno calcolato che ogni anno ci sono circa 34,000 tonnellate di materiale inquinante che viene emesso dagli impianti canadesi.

Now we can say unequivocally that there’s a large and growing contribution from industry of these contaminants to the land and water.Non e' possibile ancora dire esattamente QUALE elemento delle tar sands causi tutto questo, ma e' evidente che la COLPA E' DEI PETROLIERI e dei loro riversamenti nel fiume di cose che prima non c'erano. Ci vorranno altri studi, e altre indagini, ma di certo il responsabile e' l'industria petrolifera. Non ci piove.

Gia' si parla di cause in corso contro il governo canadese per fermare altre concessioni petrolifere. La legge infatti proibisce il rilascio di materiale inquinante in acque dedite alla pesca.

Dove sono i professori dell'universita' della Basilicata a fare queste analisi nelle loro acque?

Fonti: Science News

Altri articoli:

E.N. Kelly, D.W. Schindler, et al. Oil sands development contributes elements toxic at low concentrations to the Athabasca River and its tributaries. Proceedings of the National Academy of Sciences, in press. doi: 10.1073/pnas.1008754107

K.P. Timoney and P. Lee. Does the Alberta tar sands industry pollute? The scientific evidence. The Open Conservation Biology Journal, Vol. 3, p. 65.

K.P. Timoney. A study of water and sediment quality as related to public health issues, Fort Chipewyan, Alberta. A report prepared for the Nunee Health Board Society, Fort Chipewyan, November 11, 2007, 82 pp.

Y. Chen. Cancer incidence in Fort Chipewyan, Alberta: 1995-2006. A report prepared for Environment Canada by the Alberta Cancer Board, Div. of Population Health and Information Surveillance. February 2009, 91 pp.

D.J. Tenenbaum. Oil sands development: A health risk worth taking? Environmental Health Perspectives, Vol. 117, April 2009, p. A150

Friday, September 3, 2010

Ortona e la monnezza petrolifera - part 2

Si puo' mandare tutto via email qui

patrizia.pisano@regione.abruzzo.it, urp@pec.regione.abruzzo.it

oppure un fax al 0862363486

I termini per presentare osservazioni al progetto pet-coke di quei gran signori dei fratelli Nervegni sono il 7 settembre. Purtroppo non l'ho saputo prima di adesso. Spero che ciascuno possa fare il meglio che puo' da se stesso.

Qui quello che ho scritto io e che potete cambiare/usare/circolare.


Qui gli indirizzi da usare

Regione Abruzzo- Comitato Valutazione d'Impatto Ambientale
Via Leonardo da Vinci 1
67100 L'Aquila

Regione Abruzzo - Assessore all'Agricoltura
Via Catullo 13
65100 Pescara

credo anche qui ci voglia la raccomandata con ricevuta di ritorno. Ora cerco di capire se ci sono altre modalita'. Ma questo e' compito DEGLI ORTONESI che e' ora che si sveglino dal loro torpore.

Come detto ieri, e' solo l'inizio di altro sfruttamento petrolifero. Prima fanno la montagnetta di petcoke, poi si allargano, e poi fanno il centro per trattarlo il petcoke, e poi prima che ce ne siamo accorti, la zona e' diventata un repositorio di roba tossica.