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Wednesday, November 2, 2011

La protesta ad oltranza in Tunisia

Davanti ai cancelli ENI dal 21 Ottobre 2011, Tarazaka, Tunisia


Che l'ENI fosse la distruttrice di tutto quello che gli capita sottomano, gia' lo sapevamo abbondantemente. Basta guardare cosa hanno combinato in tutta Italia - teoricamente la loro patria: dei 57 siti piu' inquinati d'Italia meta' sono dell'ENI o di loro associate petrolchimiche - Saipem, Polimeri Europa etc etc, ditte che l'ENI controlla al 100%.

Stupisce allora che in Italia ben poche siano state le proteste vere, organizzate, composte e AD OLTRANZA finora. Avete mai sentito gli abitanti di Gela decidere: e' troppo e da qui non ci muoviamo se l'ENI non cambia le cose? E' mai successo in Basilicata? E mai successo a Marghera? E' mai successo a Praia a Mare?

L'ENI ha fatto cose immonde in Italia: monnezza radioattiva smaltita come materiale edilizio nelle scuole, gente a ripulire sostanze cancerogene con nessuna precuazione, bugie e soprusi a non finire.

La storia petrolchimica italiana e' piena di storie di individui eroici: mi viene in mente Nicola Lovecchio di Manfredonia, che spese gli ultimi anni della sua vita a fare causa all'ENI, oppure l'Ingegner Mario Zambon che spese anni a spiegare la subsidenza ai Veneti e il suo legame con le trivelle in Polesine - ma raramente c'e' l'indignazione totale, diffusa, dell'oltranza, dopo che le trivelle sono arrivate.

E' come se ci si rassegnasse e questa e' un'altra conseguenza dell'invasione petrolifera: il territorio ti sfugge di mano, tu diventi anestetizzato e pensi che non ci puoi fare niente, perche' hai paura, perche' sono grandi, perche' magari ti danno pure un posto (postaccio?) di lavoro.

E allora ecco cosa accade in Tunisia, da cui oggi ci arriva una lezione di civilta'.

A Tazarka secondo quando riporta il Fatto Quotidiano, c'e' una raffineria ENI a circa 60 km da Tunisi. Qui le condizioni sembrano del tutto simili a quelle nelle raffinerie d'Italia: inquinamento, scarso coinovlgimento con il territorio, sfruttamento selvaggio, corruzione e mazzette di vario genere. La gente allora si e' ribellata e 200 persone sono li a presidiare i cancelli da circa 2 settimane. Sono accampati, sono arrabbiati, sono uomini, sono donne.

La gente si lamenta non solo della presunta corruzione, con denaro che finisce nelle mani dei funzionari, ma anche dei contratti precari e di infrazioni del codice di lavoro tunisino. Si lamentano della mancanza di investimenti sul territorio, si lamentano dei danni ambientali che l'ENI gli ha portato.

Vogliono risarcimenti.

In Tunisia.

Ovviamente, io non supporto in nessun modo la violenza, ma non posso che chiedermi perche' tutto questo non succede anche a Viggiano, a Gela, nella civilissima Italia?



Sulla stampa internazionale:

Salem Radio News


Yahoo.com


Tunisia-Live


Ansa

4 comments:

Tatone Massimo said...

Perché non succede in italia??? semplice PERCHÉ L'ITALIA E UN PAESE DI PECORONI CHE HANNO PARA OCCHI E PARA ORECCHIE E SI FANNO ABBINDOLARE DALLA CHIACCHIERE DEI POLITICI CHE LI CHIAMANO ANCHE LEADER....anche se l'Italia sta per precipitare nell'oblio il cittadino DORME E FA FINTA DI NON VEDERE...ma un giorno quando ci sarà l'era della crisi petrolifera...l'uomo dovrà tornare a chinarsi e a lavorare la terra...ma sarà troppo tardi, perché di terreni fertili senza inquinamento c'è ne saranno troppo pochi...

renzo said...

Mi ricordo di un vecchio disco, "CANZONIERE VENETO" la copertina riportava operai del petrolchimico con la maschera, a quei tempi si parlò di obbligarne il porto sul lavoro non pensarono a migliorare gli impianti. 40 ANNI dopo la situazione in certe fabbriche non é cambiata. Gli operai, non sono dei pecoroni, pensano alla famiglia, ai figli che devono mangiare, andare a scuola e sono disposti a sacrifici. Hanno paura di perdere il posto di lavoro ed é per questo che sopportano l'ingiustizia sul lavoro. Non che sia giusto, bisogna dare loro una via d'uscita, una alternativa, ma in questa situazione i signori dell'ENI la fanno da padroni. SPERIAMO IN UNA PRIMAVERA ITALIANA.

renzo said...

Mi ricordo di un vecchio disco, "CANZONIERE VENETO" la copertina riportava operai del petrolchimico con la maschera, a quei tempi si parlò di obbligarne il porto sul lavoro non pensarono a migliorare gli impianti. 40 ANNI dopo la situazione in certe fabbriche non é cambiata. Gli operai, non sono dei pecoroni, pensano alla famiglia, ai figli che devono mangiare, andare a scuola e sono disposti a sacrifici. Hanno paura di perdere il posto di lavoro ed é per questo che sopportano l'ingiustizia sul lavoro. Non che sia giusto, bisogna dare loro una via d'uscita, una alternativa, ma in questa situazione i signori dell'ENI la fanno da padroni. SPERIAMO IN UNA PRIMAVERA ITALIANA.

Anonymous said...

l'Italia é il pease dei balocchi, e anche i semisconosciuti dell'ENI ne approfittano. Ma un giorno anche can che dorme potrebbe svegliarsi e chissa che non si inizi proprio con l'ENI per un risorgimento dei diritti civili in Italia.