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Thursday, May 19, 2016

Cascade Locks: la citta' dell'Oregon che sconfisse la Nestle


"Nestlé should be worried, because common sense and
democracy are on our side"


"We cannot set the precedent of allowing NestlĂ© or any other 
industrial-scale water bottler into our County" 

If a company like this comes to your town you need to start talking to your neighbors

Aurora del Val, Cascade Locks, direttore di  Local Water Alliance.


 Sono sempre belle le storie di comunita' che si organizzano e che combattono battaglie piu' grandi di loro e della speranza di vincerle. Ed e' ancora piu' bello che qualche volta ci riescano.

Questa storia si svolge in Oregon. In una piccola citta' di mille anime che si chiama Cascade Locks. Un posto tranquillo, lenta, un piccolo paradiso terrestre a 60 chilometri da Portland, la citta' principale dell'Oregon e con visuali mozzafiato su monti e fiumi.

E che fiumi.

Non per niente si chiama Cascade Locks. Cascade sta per cascata, e Locks sta per una serie di barriere costruite sui fiumi tanti anni fa per migliorarne la navigazione. Il fiume principale si chiama Columbia River, e' lungo quasi 2000 chilometri, spinge circa sette milioni di litri al secondo dalle Rocky Mountains fino al Pacifico. Il fiume e i suoi tributari sono alimentati dalle nevi sul Mount Hood e dalle abbondanti pioggie della zona.

Nel 2007 entra in scena la Nestle', la ditta alimentare svizzera che produce un po di tutto e che in Italia e' proprietaria dei marchi Acqua Panna e San Pellegrino.

Il suo progetto? Imbottigliare e commercializzare l'acqua di uno dei tributari del Columbia River che passa proprio per Cascade Locks, e che si chiama Oxbow Springs.

La Nestle' voleva accaparrarsi piu di 500 milioni di litri l'anno di quest'acqua e venderla in 1.6 milioni di bottigliette di plastica l'anno, sotto il nome di Arrowhead, consumata in massa qui negli USA.

Cosa poteva dire la Nestle? Un po come i petrolieri: che avrebbero portato lavoro e soldi, che non sarebbe cambiato niente, che avrebbero costruito un impianto da 50 milioni di dollari per imbottigliare l'acqua portando lavoro a 50 persone. Avevano anche il sindaco dalla loro parte e tutto il consiglio cittadino, ammaliati dalle promesse acquatiche della Nestle, e dal fatto che la citta' non e' proprio ricca e che nuovi di posti di lavoro sarebbero stati utili. 

Ma ne la Nestle ne i politici avevano fatto i conti con i residenti o con gli ambientalisti che in questo caso sono la stessa cosa.

La gente a Cascade Locks si e' arrabbiata e ha agito in modo costruttivo. Un gruppo iniziale di donne (sempre le donne!) ha dato l'allarme, ha studiato i progetti, e ha poi spiegato a tutti quello che sarebbe successo. E cioe' che sarebbe aumentata la mole di plastica prodotta, che in citta' sarebbero passati duecento camion al giorno. Che l'acqua e' di tutti e non della Nestle, e in questi tempi di cambiamenti climatici, chi puo' dire se e quando verra' la siccita'? Se e quando l'acqua diventera' cosi preziosa che sembrera' un delitto cederla alla Nestle per profitto? E infatti, nonostante tutta quest'acqua, nel 2015 venne dichiarata una emergenza siccita' proprio a Cascade Locks.

Gli attivisti hanno iniziato a tappezzare la citta' di cartelli, a protestare, a chiedere trasparenza.  Hanno messo su un blog che si chiama semplicemente "Keep Nestle Out". Hanno regalato acqua a chi veniva a visitare la citta. Hanno girato dei video di sensibilizzazione e diffuso su internet in cui ci si e' opposti tutti alla privatizzazione dell'acqua. La gente si e' sentita tradita dal proprio governo svenduto alla Nestle e del fatto che avrebbero tolto loro l'acqua per poi rivendergliela in bottiglia.

Tutti si sono sentiti coinvolti: residenti, agricoltori, turisti e le vicine tribu di indiani che ritengono quell'acqua sacra. La notizia si e' diffusa presto specie fra altre citta' prese di mira dalle multinazionali dell'imbottigliamento.  Il mantra degli attivisti e' stato: se facciamo venire la Nestle,  come faremo mai a dire di no alle altre? E come possiamo chiedere ai nostri contadini di usare meno acqua quando la imbottigliamo per mandarla chissa dove e per il profitto di una ditta svizzera?

La Nestle ha goffamente cercato di rispondere con i suoi contro-video e la sua contro-propaganda, ma come per il petrolio in Italia nessuno gli ha creduto. 

A un certo punto, sul finire del 2015 il governatore Kate Brown decise che ci voleva piu' input dalla gente. Gli attivisti hanno promosso ed organizzato un referendum in tutta la contea di Cascade Locks, che si chiama Hood River County.

Il giorno 17 Maggio 2016 si e' votato.  Quella che sembrava una battaglia impossibile di questo paesello di mille persone si e' trasformata in una enorme vittoria: la Nestle e' stata bocciata con il 69% dei voti. Negli USA non esiste il quorum, ma qui ha votato il 66% degli aventi diritto.

E' considerata una vittoria monumentale: numeri cosi alti raramente si vedono negli USA e sopratutto e' un messaggio chiaro e forte: l'acqua e' della gente e non della Nestle. Cascade Locks e' la prima cittadina, e Hood River County la prima contea americana, a vietare l'imbottigliamento di acqua locale a livello industriale. Daranno l'esempio e coraggio a molte altre citta'.

Questa storia mi ha ricordato la nostra storia d'Abruzzo, dieci anni fa, quando contro ogni speranza ci siamo opposti al Centro Oli dell'ENI ad Ortona. Nessuno di noi era un attivista. Tutti ci siamo sentiti partecipi e abbiamo voluto proteggere qualcosa che in un modo o nell'altro era emotiviamente nostro.  E giorno dopo giorno, alla fine, abbiamo vinto noi. Vincere contro le multinazionali si puo' ad Ortona come a Cascade Locks. Ci vuole solo pazienza, sincerita', l'amore dentro.



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