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Monday, September 12, 2016

Norilsk, Siberia: una delle citta' piu' inquinate del mondo ha ora anche un misterioso fiume rosso




















"Within 48 kilometers of the nickel smelter
there's not a single living tree. 
It's just a wasteland."



In Siberia c'e' un fiume che e' diventato rosso. Come le arancie di Sicilia.




In Siberia dove tutto,  secondo la nostra immaginazione lontana, dovrebbe esser bianco e soffice.

E invce no. Qui hanno un fiume rosso sanguigno. 

Fino ad oggi non si sapeva perche'.

Siamo a nord del circolo Artico e siamo presso a citta' mineraria di Norilsk, che in alcune "classifiche" e' considerata una delle citta' piu' inquinate del mondo. Il fiume si chiama Daldyka.

Due erano le opzioni: ferro o argilla "naturale" che in qualche modo e' finito nel fiume colorandolo di rosso, o sostanze chimiche finite nel fiume da una delle tante fabbriche di questa citta'.

Alla prima opzione non credeva nessuno. Anzi, quando e' stata proposta la gente ha riso. 

Il Ministro Russo delle Risorse Naturali e dell'Ambiente invece ha subito puntato il dito contro la chimica siberiana, aprendo una indagine sul caso. Secondo loro avrebbe potuto essere una rottura di un oleodotto della Norilsk Nickel che produce, fra l'altro, palladio, un sostituto del platino che nella sua versione acetata e' rossiccia.

Poteva anche essere rame o nickel. 

Nonostante tutto cio, la Norilsk Nickel a lungo ha continuato a dire che era tuttapposto e che i colori erano sfumature naturali rilasciando comunicati stampa del tutto tranquillizzanti. Dicevano di avere anche aumentato i monitoraggi ambientali attorno ai loro impianti e che avrebbero fatto test approfonditi.

Ma intanto naturale o non naturale, l'acqua era ed e' rossa.

E la gente, che non e' scema,  continua a rifiutarsi di berla quell'acqua.  

Perche' parlo di questa storia che non ha - per una volta! - a che fare con il petrolio? Perche' come con l'Amazzonia, le nevi dell'Artico sono parti del mondo un po dimenticate, lontane, in cui e' facile pensare che va tutto bene. Lontane dagli occhi, lontane dal cuore. E invece no, sono zone fragili, dove disturbi umani necessitano di anni e decenni per essere in qualche modo sistemati da madre natura.

Gli standard ambientali della Russi in Artico sono quasi osceni, considerato, ad esempio quello che hanno fatto ad Usinsk, citta' petrolizzata dove anche la neve e' quasi nera.

E quindi il fiume rosso di Norilsk non fa notizia.

E anzi, Norilsk in particolare ha una storia tragica.  Fu fondata nel 1935 proprio come centro minerario. Stalin ci mandava qui i prigionieri a estrarre minerali. I lavoratori vivevano in condizioni desolate, nei gulag. Negli anni 1950 venire qui a lavorare per l'industria mineraria divenne volontario, non piu' per eseguire lavori forzati. La citta' si ingrandi' e sorsero ciminierie sputa fumi, oleodotti, enromi mostri industriali.  Tante Ilva messe assieme, senza nessun tipo di protezione dell'ambiente.

Vivono qui oggi 134,000 persone, che soffrono tutte per inquinamento ambientale dovuto a particelle fini, SO2, metalli pesanti e fenoli, regali dell'industria mineraria. Gli ha pure lasciato in eredita' un enorme buco. 

Ogni anno vengono rilasciati in ambiente 4 milioni di tonnelate fra cadmio, rame, piombo, arsenico, selenio e zinco.  L'aria e' inquinata con forti concentrazioni di rame e di zinco, e le malattie respiratorie sono elevatissime.
Nel giro di 50 chilometri dall'impianto di lavorazione del nickel non c'e' un solo albero vivente. 

E oggi c'e' pure il fiume rosso.

Finalmente, oggi 13 Settembre 2016 la Norilsk Nickel ha ammesso che si, la colpa e' loro:
il giorno 5 Settembre 2016 le forti pioggie hanno causato il riversamento di fluidi nel fiume da un impianto di filtraggio nello stabilimento Nadezhda.

Ma sono recidivi. Aggiungono che non ci sono problemi per nessuno - persone, fauna o fiume.
Il tuttapposto sibieriano.




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