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Friday, March 31, 2017

La Po Valley nel Delta del Po: i pozzi Teodorico, Irma e Carola per amore dell'Italia






Secondo la Po Valley e i loro consulenti la subsidenza sara' di 10.5 centimetri in 20 anni.
E' affidabile questa cifra?
E' tanto, e' poco?
E dopo 30 anni?
E dopo 50 anni? 

Ne vale la pena? 


 

Qui chi ha fatto questi studi, gia' in passato con ENI, ENEL, SNAMprogetti 
E' l'amministratore delegato di M3E, Carlo Janna



Qui la regione Veneto che gli dice che i loro risultati sono  
fra gli aspetti "meno trasparenti, rassicuranti e affidabili" 
del problema.


Continuiamo in Italia, il supposto giardino del mondo, a rilasciare concesssioni petrolifere una dopo l'altra e come se fossero noccioline.

Ed eccoci qui: siccome i lidi fra Veneto ed Emilia Romagna non sono gia' stati sufficentemente trivellati con erosione, subsidenza ed inquinamento, ora arriva la concessione "Teodorico", concessione di coltivazione d40 AC PY, come proposta dalla famosa Po Valley Operations d'Australia.

Chi sono questi?

Sono quelli che, interpellati vari anni fa, nella persona di Pierluigi Vecchia, il loro CEO dissero di voler trivellare in Italia per motivi "affettivi".

Quanto affetto, eh?

Le trivelle interesseranno i comuni di Taglio di Po, Comacchio, Codigoro, Porto Tolle, Ariano nel Polesine, Mesola, Goro, Ravenna, Porto Viro -- siamo a 50km da Ravenna.

E poi apro i documenti.

E cosa scopro? Che Teodorico non e' altro che uno stretto parente, se non proprio la stessa persona, di Irma-Carola altra concessione che l'ENI scopri' nel 1986, e che ora e' finita nelle mani della Po Valley. 

Qui e' una telenovela infinita!

Essenzialmente, la Po Valley vuole trivellare due nuovo pozzi accanto ai vecchi pozzi ENI Irma001 e Irma 002.

Come sappiamo, una delle preoccupazioni piu' gravi collegate alle trivelle in alto adriatico e' la possibile subsidenza, l'abbassamento del terreno dopo che viene estratto metano, o altre sostanze, che portano alla decompressione del terreno.

E lo sanno anche quelli della Po Valley che quindi fanno pure il loro bel studio sulla subsidenza. Parlano di "modello fluidodinamico di giacimento", "software Eclipse", "simulazione del comportamento futuro del giacimento", "modello statico",  "grid di calcolo", "scenario forecast di coltivazione", "recovery factor",  "modello FEM idrodinamico", "estensione areale del waterdrive".

Ci sono matrici, formule, livelli, isobare, inglesismi stupidi. 

In una parola, paroloni per confondere la gente.

Alla fine, dopo 41 pagine,  si arriva all'atteso risultato:

La subsidenza massima prevista dopo 20 anni dal first gas รจ 10.5 cm.

Avrei molto da dire qui.  Ma lo faccio prima dire dalla regione Veneto, cosi non viene fuori che la D'Orsogna e' sempre la solita.

E infatti, la regione Veneto nella forma del suo rappresentante Mauro Giovanni Viti, e' intervenuta in questa diatriba e dice che cio' che viene presentato sulla susbidenza indotta della Po Valley ha una "carenza tecnica importante".

Dice che i modelli della Po Valley sono previsonali e fra gli aspetti "meno trasparenti, rassicuranti e affidabili" del problema.

Mauro Giovanni Viti dice che le assicurazioni date da questi modelli non possono rassicurare le persone che vivono ed operano nel territorio. Dice che la subsidenza e' irreversibile e che una volta innescata non si torna indietro anche se ci ferma con le trivelle. Dice che il monitoraggio non offre sufficenti garanzie, perche' non si puo' con il solo monitoraggio contenere il fenomeno. Come dire: anche se la guardo questa susbidenza, poi cosa faccio per fermarla? Non si puo'.

Meglio essere preventivi.

Sono le cose che predico da quasi dieci anni!

Posso solo aggiungere che faccio modelli matematici di mestiere, e so che in casi cosi complicati, con risvolti veri, non sappiamo mai veramente se il nostro modello matematico possa davvero prevedere tutto, se i parametri sono giusti, se abbiamo scelto i meccanismi giusti, se gli ingredeianti ci sono tutti. E questo vale quando si e' in buona fede.

Immaginiamo dunque un petroliere. Che ingrediente ci mettera' mai nel suo modello matematico? Ce li mettera' tutti, in modo chiaro e limpido? O scegliera' quelli che gli fanno piu comodo, con i parametri che gli fanno piu comodo? E quelli che magari gli vanno contro li togliera'?

Come fa davvero uno a poter prevedere cosa accadra' con cosi tanta precisione fra 20 anni? Sono stati inclusi effetti cumulativi? Qual'e' l'errore? In genere quelle sono stime che uno magari fa e che da una idea di ordine di grandezza. Ma qui le conseguenze sono davvero troppo importanti per accettare questi paroloni e dire "tuttapposto".

Alla fine la costa veneta ed emiliana sprofondano a causa del metano.

E poi loro dicono 10 centimetri.  Veramente?

E poi sono tanti? Sono pochi? E se fossero venti centimentri? E dopo 25 anni? E dopo 30 anni?
E fino a quando questa susbidenza innescata dalle trivelle andra' avanti? Quando finira'?

E che conseguenze hanno quei dieci centiemtri sulla costa, sull'erosione, sulla vita dei pescatori, degli alberganti?

Alla fine ci sono tanti soldi ed interessi in gioco ed e' facile, appunto, giocare con modellini e numeri.
E quindi, si e' vero che il tutto e' poco trasparente.

Il modello matematico non e' vangelo.

Infine, sono andata a vedere chi fa questi modelli matematici.

E' una "spinoff" dell'Universtia' di Padova, fondata da Carlo Janna che si chiama M3E, e sta per Mathematical Methods and Models for Engineering

Questa ditta e Carlo Janna stesso hanno lavorato gia' con ENI, SNAM, ENEL. Anzi, lo stesso Janna e' stato pure visiting professor, specializzato in modellistica di fracking in giacimenti profondi presso il
dipartimento di ingegneria chimica e petrolifera a Calgary, la capitale delle Tar Sands del Canada.

Molti degli altri impiegati hanno avuto a che fare con oil and gas -- simulazione dei processi di estrazione di idrocarburi,  stoccaggio di gas in giacimento, dinamica di fluidi petroliferi.

E quindi e' chiaro da che parte stanno. 

Tutto cio' punta ad una sola cosa: in buona o in cattiva fede che siano, non c'e' da fidarsi di questi calcoli, di questi modelli, e di questi dieci centimetri.

E' alchimia fatta da gente che vuole trivellare, e secondo me ha ragione Viti quando dice che e' tutto poco trasparente, rassicurante e affidabile.

Queste famose trivelle non sono poi cosi lontane dalle acque croate. E che fine fanno le analisi transfrontaliere? Non vogliamo chiedere alla Croazia cosa ne pensa, visto che noi abbiamo fatto un pandemonio sulle trivelle dei croati?

Ultima cosa: Teodorico dovrebbe sorgere vicino ad Irma Carola.  Quelle trivelle sono state al centro di dieci anni di interventi di magristratura per sospetta subsidenza indotta quando Irma Carola erano dell'ENI.  Ma siccome siamo in Italia tutto e' finito a tarallucci e vino.

E ora arrivano gli australiani e .. tuttodaccapo?

Il mare d'Italia e' degli italiani e non di una microditta australiana la Po Valley che non conosce, ama e rispetta i nostri lidi, i nostri delta del po, e la nostra vita.

Se lo tenessero a Sydney il loro affetto.

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