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Friday, March 3, 2017

La Shell nel 1991 - il clima cambia come mai prima dell'era glaciale




Region by region analysis of world temperature records shows a small but significant warming trend over the century with a marked increase in the 1980s. What the computer modellers are looking at is the possibility of change at a rate faster than at any time since the end of the ice age – change too fast perhaps for life to adapt, without severe dislocation

Global warming calls for a global response

Shell, 1991 
Climate of concern


Eccoci qui.

Lo sapevano, lo dicevano.
E poi se ne sono dimenticati.
O hanno fatto finta di dimenticarsene.

Succedeva 26 anni fa.

Il film in cui la Royal Dutch Shell, ditta di petrolieri olandesi, ammetteva che i cambiamenti climatici sono piu' rapidi che mai andando indietro da qui fino alle ere gliaciali e' del 1991 e si chiama Climate of Concern. Fu preparato con l'aiuto di vari scienziati dell'epoca fra cui Tom Wigley che a suo tempo lavorava presso il  Climate Research Unit alla University of East Anglia. 

Non c'e' spazio all'ambiguita' nel film: il messaggio era chiaro. Il mondo cambia a causa dei cambiamenti climaitici e i questi cambaimenti potrebbero essere troppo veloci perche' la vita cosi come la conosciamo possa adattarsi in tempo.

Dicevano tutto chiarissimamente:

isole tropicali che sarebbero diventate inospitali, sommerse dalle onde;
zone costiere sommerse di inquinamento;
profughi dovuti ad un clima sempre piu' ostile;
aumento dei livelli degli oceani; 
siccita', tempeste ed allagamenti fuori dal normale;
temperature piu' elevate;

Lo dicevano nel 1991!

Dicevano pure che tutti i modelli e gli scenari che avevano cercato di presentare nei loro modelli computazionali puntavano tutti alla stessa conclusione, chi piu' chi meno rapidamente: il mondo cambiera' drasticamente a causa dei cambi del clima.

Il film aggiungeva anche di essere d'accordo con il report presentato alle Nazioni Unite nel 1990 -- 27 anni fa! -- da un gruppo di scienziati sulla necessita' di agire per rallentare tali cambiamenti climatici.
"Climate of concern" termina con questa frase:

“Whether or not the threat of global warming proves as grave as the scientists predict, is it too much to hope as it might act as the stimulus – the catalyst – to a new era of technical and economic cooperation? Our numbers are many, and infinitely diverse. But the problems and dilemmas of climatic change concern us all.” 

Per vari anni il film fu proiettato nelle universita' e nelle scuole. Ma poi passo' di moda. Eppure ci avevano azzeccato su tutto.

Parlavano di sole, di efficenza energetica, di carbon taxes, dello spreco di CO2 che finisce in ambiente, di sovrappopolazione, dell'energia che i paesi in via di sviluppo avrebbero presto chiesto ed usato. Parlavano della necessita' di risparmiare: l'energia che usa una lampadina era per il 95% calore disperso nell'ambiente.

Quello su cui invece non hanno azzeccato e' la resistenza dei petrolieri stessi e la mancanza immediata di presa di coscienza fra il grande pubblico.

 Nel film si parla di azione collettiva, con un pizzico di ottimismo. Il mondo veniva dalla lotta globale contro la sostanza che stava distruggendo il buco dell'ozono, i CFC.  Tutti insieme si era cercato di risolvere il problema, e credo che quelli del video della Shell pensavano che lo stesso potesse applicarsi al petrolio.

Non fu cosi. La Shell per prima, negli anni a venire avrebbe negato l'evidenza, mentre continuava a trivellare, a estrarre monnezza sempre piu' monnezza nelle Tar Sands del Canada, nei fondali piu' profondi del mare, e con metodi sempre piu' aggressivi. E con i loro dinieghi, e con il loro seminare dubbi, non c'e' stata ne una veloce accettazione del problema da parte del pubblico, ne tantomeno azione.

I critici della Shell sono tanti, per avere predicato bene 25 anni fa e per avere poi fatto finta di niente, alla ricerca di denaro facile. Fra questi Jeremy Leggett, ex geologo del petrolio, ora diventato imprenditore del solare. Dice

"I honestly feel that this company is guilty of a modern form of crime against humanity. They will point out that they have behaved no differently than their peers, BP, Exxon and Chevron. For people like me, of which there are many, that is no defense.”

La Shell sapeva dei cambiamenti climatici anche prima del 1991. Gia' nel 1986 infatti un "report confidenziale" parlava di cambiamenti "veloci e drammatici" che "avrebbero avuto impatti nefasti sull'ambiente, sugli standard di vita futuri, sull'approvvigionamento di cibo e che potrebbero avere enormi conseguenze politic, sociali ed economiche.

E cosi, gia' nel 1989 la Shell si era costruita una mega piattaforma per essere al riparo dall'innalzamento dei livelli del mare. La Troll A e' in alto: e' la piattaforma piu' mostruosa del mondo.

Poi, quello stesso anno, le grandi amiche del petrolio formarono la Global Climate Coalition (GCC), per trovare scusanti e per decretare il tuttapposto. La Shell per lotte interne usci' da questo consorzio per incompatibilita' con le altre ed entro' in un altro gruppo con lo stesso scopo, la American Legislative Exchange Council. Rimase qui fino al 2015. Oggi invece fa parte del Business Roundtable e dell'American Petroleum Institute,che fanno gli interessi dei petrolieri e che sono stati fra i principali oppositori di tutte le leggi green varate da Obama e dall'Unione Europea.

Uno direbbe, ma perche' nel 1991 fecero e diffusero questo film?

Probabilmente perche' quando si rese conto di cosa stava accadendo, lo shock fu cosi grande che tutti -- petrolieri compresi -- ci si rese conto che occorreva agire, presto e in modo planetario, pure da parte dei signori trivellatori.

E poi il denaro prese il sopravvento.

Sapevano che le loro azioni avrebbero distrutto l'Artico, gli equilibri climatici mondiali, la vita sul pianeta come lo consociamo.

Non dissero mica, beh, reinventiamoci come ditta di rinnovabili, di sole, di vento, di conservazione energetica.

No. Propagandarono il tuttapposto, e fecero piani per continuare a trivellare, costi quel che costi ovunque e comunque e dovunque. Artico compreso.

Ad oggi la Shell ha ancora in ballo investimenti per 75 miliardi di dollari in petrol-progetti, sebbene sanno dal 1986 che saranno deleteri per il mondo.

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