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Saturday, May 27, 2017

Venezuela: scontri, storia e petrolio
















 Qui vari post sul Venezuela: 








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La situazione del Venezuela e' sempre piu drammatica.

Report parlano di almeno 55 morti, con esplosione di proteste e di assalti ai negozi che diventano sempre piu violenti -  estorsione, rapimenti, botte, bombe molotov.

Mille i feriti, 350 i negozi distrutti nelle scorse settimane.  E la violenza genera altra violenza.

Siamo a quasi due mesi di proteste, e ormai la gente scende in strada a centinaia di migliaia a chiedere elezioni nuove e le dimissioni di Nicholas Maduro, l'attuale presidente.

Un tempo il Venezuela era la nazione piu ricca dell'America Latina.

Nel 2016 la sua economia e' crollata del 10%, peggio della Siria.

Il numero di omicidi e' paragonabile ai morti dell'Iraq durante i tempi piu' bui degli anni post-Saddam Hussein. 

Quella che un tempo era democrazia e' essenzialmente diventato uno stato autoritario. 

Perche siamo arrivati fin qui? Dopotutto questo e' uno dei paesi con le piu' grandi riserve di petrolio al mondo, e dunque potenzialmente ricco. 

In realta' tutto parte dal petrolio.

Nel 1958, dopo dieci anni di dittatura, ci furono le elezioni.

Tre partiti fecero un accordo chiamato Puntofijo. Erano Acción Democrática, il COPEI (che sta per Comité de Organización Política Electoral Independiente, ed era una sorta di partito socialdemocratico) e la Unión Republicana Democrática.

Questo Puntofijo era una garanzia che i partiti firmatari avrebbero rispettato le elezioni, prevenuto l'egemonia di un solo partito, e che avrebbero lavorato assieme per evitare di tornare alla dittatura. Per un po funziono, nel senso che e' grazie al Puntofijo che in Venezuela si transiziono' alla democrazia.

I tre partiti decisero pure di spartirsi equamente parte degli introiti del petrolio per finanziare le proprie attivita' politiche.
Il fatto di essere potenti, e di avere accesso a tutto questo petrol-denaro, fece si che fosse quasi impossibile a chiunque altro di entrare nei palazzi decisionali, se si era fuori dal sistema.

I partiti poi passarono a due -- la Union Republicana Democratica scomparve e restarono solo il COPEI e la Accion Democratica.

La corruzione dilago'.

Una prima crisi economica, negli anni ottanta, creo' un profondo senso di ingiustizia nel paese e la percezione che tutto era contro il cittadino comune. 

Nel 1992 arriva il colpo di stato di Hugo Chavez. Fallisce, ma Chavez incarcerato per il tentato golpe, diventa noto ai piu' come il simbolo del cambiamento, dell'anti-corruzione.

Arrivano varie riforme nel paese per salvare lo status quo (occorre che tutto cambi afffinche' nulla cambi, diceva il Gattopardo, no?), Chavez viene rilasciato di prigione per mostrare magnanimita', il sistema si apre a nuovi partiti, si cerca di mostrare al popolo che tutto va bene.

Ma lo status quo non e' salvabile.

Nel 1998 Chavez si presenta come candidato e vince le elezioni.

Arriva una nuova costituzione, la "pulizia" dei lavori governativi, misure anti-corruzione. Queste azoni lo rendono molto popolare ed amato.

Ma Chavez abolisce anche una delle due camere (il Senato, suona familiare?) per evitare ostacoli alla sua autorita'.

Piano piano Chavez cerca di prendere tutto il potere per se stesso, non necessariamente in cattiva fede: pensava davvero di poter migliorare le cose se tutto era accentrato attorno a lui.

Solo che la democrazia non funziona cosi.

E cosi ci sono di mezzo personalismi e petrolio - una ricetta per il disastro.

Nel 2001 Chavez passa una serie di decreti, contro cui i commercianti e altri politici obiettano. Vengono additati come nemici del popolo.

Nel 2002 arriva un'altra crisi economica. Chavez continua a riempire con gente a lui leale tutti i posti di governo, e sopratutto i suoi uomini fidati vengono appuntati a capo della ditta nazionale di petrolio detta Petróleos de Venezuela, o PDVSA, che ne abbiano le competenze o no.

Perche' tutto questo era non sano? Perche' il PDVSA era prima di ogni altra cosa una ditta di business e non di potere politico. Chavez non amava questo PDVSA perche' additata di fare business con gli USA (ma a chi dovevano venderlo il petrolio?). In piu' le alleanze di Chavez con Cuba e con i ribelli colombiani l'avenano inemicato ai militari.

Le proteste galoppano. Un milione di cittadini scende in piazza a protestare contro Chavez e il suo fagocitare le istituzioni. Sono commercianti, giornalisti, organizzazioni religiose e cittadini medi che pensano che Chavez sta diventando anti-democratico.

Il suo livello di popolarita' passa dall'80% al 30%.

Ci furono alla fine 19 morti.

Chavez viene arrestato dai militari "ribelli" e per due giorni viene messo al suo posto un presidente temporaneo, Pedro Carmona. Ci fu il caos per un po. I militari aboliscono la costituzione, esagerando dal lato opposto. Grazie a un gruppo di militari fedeli a Chavez, e grazie soprattutto alle proteste dei ceti piu' poveri che vedevano in lui il salvatore del paese, e che si aggregano in massa a Caracas a chiedere il suo ritorno, Chavez torno' al potere.

Carmona va in esilio. 

Questi episodi resero Chavez ancora piu' diffidente di tutto cio' che era fuori dal suo controllo: istituzioni indipendenti diventarono ai suoi occhi pericolose. Non dipendendo direttamente da lui, avrebbero potuto tradirlo da un momento all'altro. Capi pure quanto importante fosse il supporto popolare e delle masse piu umili che vedevano in lui una sorta di idolo, adorandolo senza porsi domande;  e capi' quanto importante fosse il petrolio, la fonte del denaro necessario per orchestrare tutto quello che avrebbe desiderato. 

La liberta' di stampa crollo'. I sindacati vennero messi a tacere. Le corti vennero riallineate: vennero appuntati giudici leali a Chavez stesso a tutti i livelli del sistema giudiziario, incluso quelli della Corte Suprema.

E quindi tutto si polarizzo': o con Chavez o contro Chavez.

Solo che Chavez controllava i petro-dollari.

Nel Dicembre del 2002 arriva un altro sciopero presso la ditta petrolifera PDVSA. Adesso gli diventano ancora piu antipatici perche' chiedono che Chavez tenga un referendum sul suo ruolo di presidente, cheidendo le sue dimissioni ed anche nuove elezioni.

Lo sciopero duro' fino al Febbraio del 2003.

La produzione di petrolio cala da 3 milioni di barili al giorno fino a soli 25mila.

Tutto si ferma.
 
Ma Chavez tenne il polso: lo sciopero finisce con il licenziamento di 18mila operai specializzati. Vengono rimpiazzati con 100mila fedeli.

I vari professionisti, licenziati in un epoca di vacche grasse per il petrolio a livello mondiale, cercano opportunita' altrove e lasciano il paese e il petrolio in mano a non-professionisti, a yes-men di Chavez che di business petrolifero sanno ben poco.

Oltre che essere cinque volte tanto quelli di prima!

Ma sono ancora vacche grasse e Chavez inizia ad usare il petrol-denaro per operazioni sempre piu' politiche, per pagare lo stipendio ai suoi fedeli, e per elargire sussidi sul cibo.

Vengono creati i "collectivos" una sorta di banda para-poliziesca agli ordini di Chavez, pagati con fondi statali. Il loro ruolo era di evitare proteste.  Ci furono anche degli scontri fra questi collectivos e la polizia, che erano in competizione con il potere ufficiale.  Il governo chiude un occhio e pure due sulla violenza di questi collectivos, che diventano anche l'occasione per alcuni opportunisti di infiltrarsi e di compiere atti di estorsione, criminalita', omicidi.

Nel 2006 tutte le operazioni petrolifere vengono nazionalizzate, e le 16 ditte ancora indipendenti nel paese diventano di proprieta' del governo. Exxon, Chevron, ConocoPhillips, Total e Repsol devono aderire al modello: il governo di Venezuela deve diventare il primo azionista delle loro operazioni. 

Si inizia a nazionalizzare un po tutto, incluse le aziende agricole, Ma come per il petrolio, chi gestisce non e' professionista, quanto yes-men, e le aziende falliscono una dopo l'altra per cattiva gestione.

Aumenta la percentuale di cibo importato.

Nel 2006 il Venezuela era un esportatore di riso. Nel giro di pochi anni il paese importa la meta' del fabbisogno di riso.

Ma siamo ancora in tempi di vacche grasse ed il paese puo' permetterselo.

Intanto la corruzione torna piu forte di prima: fondi pensione petroliferi finiscono nelle tasche di emissari del governo, la produzione di greggio continua a calare, aumentano incidenti ad operai e all'ambiente. 

Nel 2012 esplode una raffineria. Muoiono in 40. Ci sono 1.7 miliardi di dollari di danni. Viene fuori che c'era stata corruzione anche nei budget per la manutenzione delle raffinerie.

Aumentano i debiti con l'estero.

Il collasso e' sempre piu vicino.

Finiscono i soldi.

Chavez muore nel 2013.

Il prezzo del petrolio crolla nel 2014.

Il Venezuela si ritrova in una situazione paradossale. Un petrol-stato, con petrol-corruzione e petrol-economia senza petrol-dollari.

Che fare?

Arriva Nicolás Maduro.

Decide di farsi piu amico dei militari, e da loro controllo sul mercato di medinali, di cibo e delle miniere. Con il crollo dei prezzi dei petrolio si decide di stampare sempre piu' moneta, sperando di poter piu' facilmente ripagare i debiti.

Ma arriva l'iperinflazione, il crollo del valore del bolivares e l'aumento del costo della merce importata. Arrivano anche razionamenti, prezzi stabiliti dal governo, e sussidi per la merce che c'era.

E siccome la disponibilita' fluttua, arrivano pure file interminabili, la proliferazione di vendita di merce al mercato nero, o nei paesi confinanti. C'e' molta speculazioni: il bolivares non vale quasi piu' niente e vendere merci, benzina o qualsiasi cosa in Colombia e' molto lucrativo. 

L'economia e' finita.

I collectivos prendono il sopravvento in alcune aree di Caracas e della nazione.

Arriva la violenza.

Maduro non ha ne il carisma ne i soldi di Chávez ed e' per questo che la situazione peggiora ogni giorno un po di piu'.

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In Venezuela si vive cosi: 

La discoccupazione cavalca.

La gente passa la maggior parte del proprio tempo in fila a cercare di comprare quello che puo'.

I negozi sono sempre piu' vuoti.

Il cibo e' razionato con speciali carte identificative e lettura di impronte digitali al supermercato.

Fra le cose piu difficili da comprare olio da cucina, farina, latte, sapone.

Si va in giro con sacchi di denaro a causa dell'inflazione galoppante, spesso alla ricerca di cibo sul mercato nero.

L'inflazione per il 2016 e' stata del 720%.

Nel 2015  "solo" del 275%.

Il valore del dollaro americano sul mercato nero e' 150 volte in piu' quello del prezzo ufficiale, circa 1000 bolivares. Un anno fa era a 200 bolivares.

La carta igienica e' un bene di lusso.

I pezzi di ricambio delle macchine sono impossibili da trovare.

Gli antibiotici sono una rarita'.

L'elettricita' va e viene.

La gente ha perso in media otto chilogrammi di peso a testa, per la scarsita' di cibo.

Mc Donald's non ha piu' patate da friggere.

L'acqua e' poca e costosa. Si cerca di raccoglierla come si puo', anche dalla pioggia o dai ruscelli mezzi secchi.

I campi da zucchero marciscono, le fabbriche chuidono, in ospedale c'e' carenza di siringhe e di medicine.

Le liste di attesa sono lunghissime.

Il porto principale del paese, Puerto Cabello, e' deserto. Un tempo erano qui ancorate dozzine di navi con merce in arrivo ed in partenza. Oggi ce ne sono quattro.

Il governo ha da poco annunciato l'emergenza economica.

Il tasso di poverta' e' salito al 76%.

E cosa puo' succedere in una nazione quando c'e' gente che trascorre tutta la propria giornata fuori dai supermercati ad aspettare di poter portare a casa beni di prima necessita'? 


Una delle industrie piu' redditizie e' quella dei rapimenti.

Un'altra industria fiorente e' quella del contrabbando di benzina. Soldati, insegnanti, ingegneri, dottori dentisti, contadini: fanno il pieno di taniche e le portano in Colombia, Brasile, Guyana, dove rendono molto di piu'.

Si calcola che il contrabbando di benzina valga 2 miliardi di dollari l'anno.

Il governo raccomanda alla gente di coltivarsi il cibo da soli. Ma non e' che si sfama un paese di 30 milioni di persone con gli orti urbani da un giorno all'altro.

Il Venezuela non ha piu' rapporti con il Fondo Monetario Internazionale, non ha garanzie sufficenti da trovare prestiti da privati e non ha piu' riserve da nessuna parte.

Il suo debito con la Cina, l'ultimo paese a prestarle denaro, e' di $50 miliardi.

Anche i cinesi premono per la restituzione del prestito.

Standards and Poor valuta il debito del Venezuela "junk".

Questo scenario apocalittico e' stato il costo che il Venezuela ha pagato a causa del crollo dei prezzi di petrolio, visto che tutta la sua economia, o quasi, e' una petrol-economia.

Crollato il prezzo di greggio, e' crollato tutto il resto. Il 95% delle esportazioni del paese e' rappresentato da petrolio e affini. Gli idrocarburi forniscono al Venezuela il 40% dei suoi introiti.

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Di chi e' la colpa? Di Hugo Chavez? Di Maduro?

O e' colpa della dipendenza assoluta del paese dal petrolio che non ha saputo sviluppare nessun tipo di vera economia sana e sostenibile?

Non si sa come andra' a finire.

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